Il fascino dell’abito talare

Cuore
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Cosa succede quando una donna s'innamora di un prete? Ne parliamo su Confidenze e qui con Don Luigi Poretti

Ricordate quel bellissimo film di Dino Risi con Marcello Mastroianni e Sophia Loren (“La moglie dei prete”, 1971) dove lei s’innamora di don Mario, un alto prelato dalla vocazione incerta e l’indubbio fascino, pronto a mollare toga e privilegi per amore suo?

La storia del cinema è piena di pellicole che hanno come protagonista un sacerdote invischiato in umanissime questioni di cuore (tralasciando l’odioso capitolo pedofilia trattato più di recente in film come la Mala Educacion del 2004 e Il caso Spotlight, 2015 ).

E d’altronde se, come si vocifera da tempo, persino Gesù non sarebbe stato immune dal fascino femminile (è la tesi dei Vangeli Apocrifi), perché mai dovrebbero esserlo i tanti uomini che hanno scelto di seguire la parola del Figlio di Dio e vestire gli abiti talari?

Così da Padre Chamberlein di Uccelli di Rovo al più recente Don Matteo, la figura del prete calato nella realtà al punto tale da sentire e patire i nostri stessi desideri ed emozioni, ha sempre ottenuto consensi, e non solo in termini di auditel. Le donne pronte a cadere vittima del fascino dell’abito talare non mancano (che dire di Padre Georg Ganswein, segretario personale del Papa emerito Benedetto XVI?  Io lo trovo uno degli uomini più affascinanti).

Ma come si comporta un prete davanti a una donna che fa chiare avances?

Per scoprirlo potete leggere la storia vera L’uomo sbagliato, raccolta da Guglielmo Pizzinelli e pubblicata su Confidenze, noi però lo abbiamo chiesto a Don Luigi Poretti che cura  Le risposte dell’Anima di Confidenze e collabora con noi da tanti anni. Leggete cosa ci ha risposto.

 

 

Don Luigi, ti è mai capitato di trovarti in situazioni imbarazzanti con qualche donna (o uomo, perdonami ma bisogna considerare anche questa ipotesi…)   che ti ha fatto capire di essersi invaghita di te?

Sì, quando ero giovane mi è successo di essere oggetto di particolari attenzioni da parte di una ragazza, come anche ad altri miei colleghi con i quali ci siamo confidati. Qualcuno ha poi scelto di lasciare il sacerdozio e si è sposato, chiedendo la riduzione allo stato laicale alla Santa Sede, perché la solitudine affettiva del prete è a volte pesante. 

E come hai reagito alle provocazioni?

Alle provocazioni si può passare sopra anche sorridendo. Ma capitano anche dichiarazioni esplicite, alle quali ho risposto negativamente, perché  non c’era una corrispondenza da parte mia, ma soprattutto perché la  scelta sacerdotale mi impediva di coltivare un rapporto amoroso.  

Ti sei mai innamorato di qualcuna?

È normale che nascano emozioni e desideri. Anch’io come ogni essere  umano ho sentito attrazione per una donna, che rimane tale, se non viene emotivamente alimentata, fino a diventare un innamoramento. 

 

Che cosa pensi che attragga di più nella figura del sacerdote: la castità obbligata ai cui i preti sono soggetti (e quindi il fascino del proibito) o il ruolo di consigliere e di persona pronta ad ascoltare i problemi altrui?

Potrebbe esserci il fascino personale e forse anche quello del proibito. Nei colloqui personali è diverso: prevale l’aspetto “professionale” perché chi si rivolge al prete vive sofferenze, disagi e dolori che frenano l’aspetto emotivo e affettivo. A volte resta un’amicizia, anche molto profonda, ma vera e libera.

 

Come pensi che la Chiesa dovrebbe risolvere il problema del celibato e della castità nel sacerdozio? Quando è venuto Papa Francesco a Milano, la scorsa primavera, ha dedicato non poche parole alla figura del Diacono parlandone per più di mezz’ora in Duomo. Pensi che la figura del Diacono potrebbe essere una strada praticabile?

 

I cosiddetti “Diaconi permanenti”, che non saranno sacerdoti, sono quasi tutti uomini sposati: dopo alcuni anni di formazione diventano preziosi collaboratori.

Alcuni teologi prospettano la possibilità che in futuro uomini sposati possano diventare anche sacerdoti. La normativa della Chiesa cattolica per ora non lo permette, a differenza delle Chiese Evangeliche e Anglicana. Le Chiese Ortodosse hanno sempre dato ai seminaristi, prima di essere consacrati, la scelta di sposarsi oppure di vivere il celibato da monaci. Questo succede perché con lo Scisma d’Oriente gli ortodossi si sono separati dalla Chiesa Cattolica prima che fosse imposto il celibato dalla Chiesa di Roma nel XI secolo.  

Anche i preti cattolici di rito Ortodosso prima della consacrazione sacerdotale ancora oggi possono sposarsi. Quindi già esistono nella nostra Chiesa uomini sposati che diventano preti, ma non preti che si sposano. 

 

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