Il senso di una fine di Julian Barnes

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Il tempo inquieto del ricordo incerto e inconsapevole. Una prosa lineare e irrequieta, trama in fuga.

Prosa lineare e irrequieta, emotiva, fredda, ossimoro sensualissimo. Trama in fuga.

In poche parole: c’è un io narrante, Tony. C’è un gruppo di amici, e uno che si unisce in seguito, Adrian. C’è la storia di un primo amore neanche troppo passionale. C’è un suicidio. C’è un matrimonio e poi una separazione. C’è un testamento. E un diario. Un segreto.

Il libro comincia con una dichiarazione di onestà intellettuale da parte di Tony: “Da un lato non posso garantire sulla verità dei fatti, dall’altra posso attenermi alla verità delle impressioni che i fatti hanno prodotto”. Storia e storiografia, il dibattito di sempre. Cosa è vero e cosa no?

Il libro e la trama sanno di perfezione, come una rete ti imprigionano e ti limitano nel gesto e ti costringono al pensiero. Le pagine che l’autore dedica al tema dell’abuso sono illuminanti. “Siamo stati tutti vittime di un abuso”, scrive Barnes. L’abuso non è solo fisico, non è violenza. L’abuso è una percezione personale e temporalmente situata: può essere stata una disattenzione, uno sguardo fuori luogo, una mancata carezza, un’assenza. Magistrale intuizione. Incastrata ad arte nel racconto dislessico del protagonista.

Il senso di una fine è il tempo inquieto del ricordo incerto e inconsapevole.

Il senso di una fine è la nostalgia, “il ricordo potente di un’emozione forte, e il rimpianto di non ritrovare più sensazioni del genere nella vita”. Siate colpevoli e consapevoli, ordina Barnes. Della vostra ignoranza, della vita che scorre segreta un passo più in là.

Certe volte penso che lo scopo dell’esistenza sia quello di riconciliarci, per sfinimento, con la sua perdita finale, dimostrandoci che, indipendentemente dal tempo che ci vorrà, la vita non è affatto all’altezza della propria fama”.

Leggete grandi libri. Portatevi a letto Barnes. La notte resterà in sospeso, e in attesa.

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Julian Barnes, Il senso di una fine, Einaudi

 

Confidenze