Mi piace la notte e ci vivo

Cuore
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La storia preferita della settimana è di una nuova autrice, selezionata dal progetto Scrivi con noi e pubblicata sul n. 17 di Confidenze. Ve la riproponiamo sul blog

 

Tutti dormono e finalmente ho il tempo per riflettere sulla donna all’apparenza forte che sono oggi, e su quella che sono davvero: una persona che non abbassa le difese per paura di soffrire. Come mi è già successo

STORIA VERA DI ANNAMARIA G. RACCOLTA DA STEFANIA BUONOCORE

 

Amo la notte. Amo il silenzio ovattato della casa che dorme, le luci dei palazzi lontani, piccole faville scintillanti nel silenzio del mondo a riposo. Finalmente il silenzio, una pausa dai rumori pressanti del giorno e della vita che a volte diventano davvero insostenibili. Una pausa, una distanza dai ruoli sociali e dalle esigenze che sempre li accompagnano. «È pronto da mangiare?» chiede lui. «Ci sei, ho bisogno di parlarti, quel bastardo mi ha mollata» dice la mia migliore amica. «Mamma, stasera devo andare a una festa, dov’è il mio maglione preferito?»: questa è mia figlia. «Puoi passare in farmacia a prendere le medicine?»: mio padre, et voilà. Poi c’è anche il cane, il mio cane che vuole uscire. «Prof, posso andare in bagno?»: i miei alunni, a intervalli regolari. Domande continue alle quali diventa difficile sottrarsi. E mi prende un tale stordimento che a volte ho difficoltà a ricordare chi sono. Già, perché chi sono io? Talvolta, tra un’incombenza e l’altra, me lo domando. So con sicurezza quello che ero ieri, ma non so davvero chi sono diventata oggi. Ho poco tempo per pensarci durante il giorno.

La notte no, la notte è un’altra storia. Tutti a dormire. E sono finalmente padrona di me stessa. Seduta in poltrona, lascio fluire il tempo e la mente. Provo a immaginarmi con gli occhi degli altri, una donna non più giovanissima, un po’ in sovrappeso, accidenti ai carboidrati, che sa quello che vuole, forte, che non chiede mai, che non ha dubbi. Un po’ rissosa e sempre pronta a combattere per chi ne ha bisogno. E che può fare a meno di tutto, se necessario. Una specie di Wonder Woman, o anche una grande rompiscatole, a seconda dei punti di vista.

È un ruolo difficile da recitare, ma io ce la metto tutta perché proprio non voglio che emerga all’esterno ciò che sono davvero: una persona che teme di abbassare le difese per paura di essere ferita, di soffrire. C’è stato un tempo in cui ho sofferto davvero tanto per amore, e non voglio che accada mai più.

Che pensieri stanotte, e neanche un’ombra di sonno. So già cosa accadrà ora, penserò a lui, a ciò che è stato, e il cuore, come sempre, avrà un sussulto. E so che sarà così per sempre. L’ho incontrato per caso, in un momento della mia vita in cui non pensavo proprio all’amore. Non bello, ma sicuro di sé, abituato alle lusinghe. Mi è stato subito antipatico. Era amico di amici, era un pilota appena tornato da una missione. Da sempre lettrice di Liala, mi sono ritrovata davanti uno dei suoi personaggi.
Cominciò così. Lui mi corteggiava nel modo giusto, e io mi ritraevo diffidente. Un classico, visto col senno di poi. Sapeva parlare, sapeva ascoltare, soprattutto sapeva come farti sentire a tuo agio, cosa rara tra gli uomini. E sapeva farti sentire l’unica donna al mondo. Lui viveva in me, in ogni mia azione, in ogni momento, in ogni pensiero, in ogni fibra del mio essere. Aveva un modo tutto suo di parlare con gli occhi. E un corpo che, pur non essendo perfetto, emanava un magnetismo particolare. Me ne innamorai perdutamente. Come una stupida, cieca completamente, convinta che l’intensità del mio sentimento fosse anche sua. Un classico anche questo, di una banalità incredibile. Ma ogni storia ha i suoi misteri, e io ero convinta di aver trovato l’amore. Per un po’ di tempo fu bellissimo, intenso. Un fuoco sempre vivo, che non accennava a smorzarsi. Dei due, io ero quella aperta, solare, sempre pronta a non nascondere niente. Lui era ombroso, riservato, poco incline a parlare di sé. Avaro di parole e di gesti.

Ma io con lui stavo bene, non pensavo al tempo che passava, né alla mancanza di prospettive future. Lo amavo e basta, e stavo male quando lui mi deludeva. Una vita di fuoco e d’inferno la mia, soprattutto quando le cose hanno cominciato a cambiare.

Passerà, mi dicevo, tutto tornerà come prima. E intanto mi ostinavo a non voler vedere, i segni rivelatori di un disamore larvato, ma evidente. Una telefonata senza risposta, un messaggio visualizzato dopo ore, attacchi verbali ingiustificati. Di colpo, ogni cosa mi rivelava una persona che non riconoscevo più. Ma non volevo capire, non riuscivo a staccarmi da lui. E le cose peggiorarono, fino all’epilogo. Un epilogo brusco, una chiusura definitiva e senza appello, ma soprattutto senza nessuna spiegazione. Un gesto vigliacco che mai mi sarei aspettata da lui. Un dolore atroce che ti lacera l’anima, un pensiero ossessivo che non ti lascia mai, che ti toglie la voglia di vivere. Perché, nonostante tutto, l’amore rimane tale, e proprio non sai come andare avanti senza i suoi baci, la sua voglia prepotente di te.
Sì, lo so, un classico anche questo. Vissuto da mille donne prima di me, ingannate e deluse alla stessa maniera. In realtà, la spiegazione c’era. Lo sapevano tutti, tranne me. Lui era fatto così, era un grande bluff. Era attratto da molte donne, ma non si legava mai a nessuna. Era incapace di amare davvero, ma allo stesso tempo era estremamente abile nel suscitare sentimenti profondi.

Seppi che, come me, altre ragazze avevano subito la stessa sorte. E in un modo egualmente devastante. Se mai dovessi darne una definizione, direi che lui era come un cancro dell’anima. Una cosa che ti scava profondamente, dalla quale puoi guarire, ma di cui porterai la cicatrice per sempre.

Mentirei se dicessi di averlo dimenticato davvero, ma nonostante il male ricevuto, non ho mai più provato sensazioni così esaltanti, non ho mai più amato con la stessa intensità. Ora di lui non so più nulla, e neanche lo cercherei, se potessi. Ma quello sguardo, quegli occhi neri, fiammeggianti, non li dimenticherò mai. Perché nessuno come lui ha saputo farmi sentire donna.

Da allora ho amato diversamente, ho voluto bene. Ma non ho vissuto quell’ubriacatura intensa e folle che si può provare per un solo uomo nella vita. Oggi ho fatto scelte diverse. All’esaltazione del fuoco ho sostituito il tepore caldo e rassicurante delle braci ardenti e non tornerei mai indietro, neanche se ne avessi la possibilità. Troppo dolore.

Non voglio più soffrire, né con lui, né con altri come lui. Ecco la vera me, quella che si nasconde dietro una corazza inaccessibile. Quella che appare forte, che c’è per tutti, ma non per se stessa.

Si è fatto tardi, è notte fonda ormai, mi lascio alle spalle i ricordi passati, e mi alzo per andare a letto.
Ma prima indugio ancora un attimo, guardo il cielo illuminato da una bellissima luna. E gli mando un bacio sulle ali di quel vento che gli è compagno di vita. In nome di quell’amore che mi ha dato tanto, pur avendomi fatto così male. Perché, nonostante tutto, un piccolo pezzo del mio cuore gli apparterrà sempre. ●

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