Quando il mio lettone era una nursery-tinello

Cuore
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E' giusto far dormire i bambini nel lettone? No. Ma quando i miei si palesavano e volevano intrufolarsi sotto il piumotto li lasciavo fare

Tutti insieme nel lettone è il titolo di un articolo su Confidenze in edicola adesso. Ma anche un tema sempre di attualità quando in casa ci sono bambini piccoli. Tant’è che, leggendolo, mi sono tornate in mente le mattine da noi, nei tempi in cui i miei figli erano tenerissimi strufolini.

Nati a 14 mesi di distanza, sono praticamente coetanei. Quindi, cresciuti con esigenze e desideri all’unisono. Ma se fino a un certo punto tuffarsi sotto il piumotto dei genitori è stato per entrambi il massimo della vita, di colpo tutti e due hanno smesso di mendicare quel permesso.

In realtà, la regola in famiglia prevedeva che ognuno dormisse nel proprio letto. Dall’alba in poi, però, c’era un tacito accordo: se i pippottini si svegliavano, potevano venire in camera nostra e intrufolarsi tra la mamma e il papà.

Per fortuna, i bambini erano ghiri quasi quanto noi e per tirarli su dal materasso ci volevano le cannonate. Però, nei weekend sapevamo benissimo che prima o poi si sarebbero palesati, con i loro occhioni gonfi di sonno e i corpicini ancora caldi.

E posso dire? Sentirli arrivare per me era una gioia impagabile: starcene tutti insieme lì, impigiamati e pigri, mi dava un senso di sicurezza, tranquillità e tenerezza mai provato in nessun’altra situazione.

Amavo talmente quei momenti, che a un certo punto ho deciso di non riservarli solo ai fine settimana. Così, dal lunedì al venerdì puntavo la sveglia prestissimo. Andavo a chiamare i piccolotti. E li invitavo a tirare l’ora dell’asilo nel lettone, per una buffa e scombinata festicciola quotidiana.

Morale, la camera matrimoniale si trasformava in una specie di nursery-tinello in cui ci coccolavamo, sbaciucchiavamo, chiacchieravamo. E dove facevamo addirittura anche colazione, come se non avessimo una cucina.

Ripeto, se ripenso a quelle ore mi si allarga ancora il cuore. Detto ciò, sono sempre stata contraria a far dormire i bambini con i genitori.

Per un problema di privacy della coppia, come è scritto nell’articolo di Confidenze. Ma anche per altri motivi. Tenere nel letto un neonato, per esempio, mi farebbe una paura pazzesca perché potrei schiacciarlo. Più grande, scalcerebbe compromettendo il mio sonno. Mentre in età pre-adolescenziale lo troverei del tutto fuori luogo.

Eppure, appena il lavoro portava loro padre fuori casa per qualche sera, i miei figli facevano subito pari e dispari per aggiudicarsi il posto sul cuscino accanto al mio. E quello che rimaneva scornacchiato si consolava con l’idea che la notte successiva sarebbe toccato a lui.

Nel frattempo, gli anni passavano. Annunciando che presto i soffici esserini avrebbero cominciato a riempirsi di peli e a emanare l’odoraccio tipico degli adolescenti. Detto questo, per fortuna non ho dovuto mettere una data alla fine del lettone condiviso.

Improvvisamente, ma non in modo cruento, la loro ansia di invadere i nostri spazi è sparita. Giustamente. Con estrema naturalezza. E senza che ci interrogassimo sui cambi di abitudini: alla loro età anche noi avremmo preferito mille volte trascorrere le notti in camera con un fratello piuttosto che con i genitori.

Non solo: tra la fine delle elementari e le medie i bambini hanno iniziato ad apprezzare la loro stanza. E a considerarla il luogo perfetto in cui rinchiudersi per avere un po’ di spazio lontano dalla famiglia.

E proprio in quel periodo, al posto dei poster con i personaggi dei cartoon appesi da noi, sulle pareti sono comparsi i primi calendari di veline & Co. In realtà, scelti più per sentirsi grandi che per allietare la vista non ancora troppo interessata all’argomento. Ma, comunque, chiarissimi segnali che annunciavano l’imminente fine dei tempi del lettone. Dei quali io avrò sempre nostalgia!!!

Confidenze