Bologna, tra magia ed esoterismo

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I portici di Bologna sono stati nominati Patrimonio dell'Umanità Unesco. Un grande riconoscimento per la città emiliana, protagonista nei secoli di arte e cultura, e custode di molte storie di alchimisti e astrologi: è in questa chiave un po' esoterica che l'ha visitata per noi Elena Barassi

Bologna la rossa, quella delle pennellate color carminio che ricoprono intonaci e tegole della città, quella delle Torri e dei portici, della Ferrari e della Ducati, che di questo colore hanno fatto l’emblema, ma anche quella del più famoso ragù d’Italia e città natale di Guglielmo Marconi, che pure si occupò di spiritismo, mi accoglie per andare a scoprire i misteri racchiusi in una dei luoghi più scenografici dell’Emilia Romagna.

DA SAN PETRONIO AL GHETTO EBRAICO

Dalla stazione raggiungo a piedi la Basilica di San Petronio, situata in piazza Maggiore, il cuore della città, su cui si affacciano imponenti palazzi come quello dei Notai, del Podestà

e dei Banchi. Avvicinandomi, noto con stupore che quella che viene definita la chiesa gotica in mattoni più grande del mondo è incompleta sia per quanto riguarda la facciata sia per le navate

minori che vennero chiuse da muri rettilinei. Anna, la mia guida, mi racconta che all’interno si dice che le sette sataniche operino, più o meno segretamente, da molti anni e che la facciata della basilica è ispirata all’astrologia e al ciclo zodiacale. Poi, mi dirigo con Anna verso il ghetto ebraico,

nel cuore dell’area medioevale, dove ebbero sede gli studi più misteriosi della città, dall’alchimia alla cabala. È un paesaggio cupo, caratterizzato da stretti androni e cortili dove furono rinchiusi gli ebrei dallo Stato della Chiesa a partire dal 1556 e da cui furono poi espulsi definitivamente nel 1593. Ben 900 persone lasciarono la città e per oltre due secoli non fu permesso a un gruppo ebraico di viverci.

NEL CIMITERO PIÙ MISTERIOSO D’ITALIA

Un caffè veloce ed eccomi pronta a scoprire il Cimitero monumentale della Certosa che dicono

sia il più misterioso d’Italia e che ospita le ultime dimore di illustri studiosi, letterati e politici come Giosuè Carducci, il pittore Giorgio Morandi, la famiglia Marconi e anche Lucio Dalla. Molte lapidi riportano segni esoterici, come ricordano la presenza di sfingi, elementi importanti nella simbologia massonica e magici. La stessa storia del luogo registra episodi di fantasmi o di storie fantastiche, di morti che si rivolgono ai vivi attraverso i monumenti e i loro spiriti. Qui è sepolta anche Anna Bonazinga D’Amico, la chiaroveggente più famosa del XIX secolo, detta anche Anna la Sonnambula, che diede consulti per lunghi anni nel suo “Gabinetto medico magnetico”. Moglie

di Pietro D’Amico, celebre cultore del mesmerismo (cioè il magnetismo che si diceva potesse curare diversi disturbi), Anna ebbe una fama talmente meritata che in Certosa ha ben due monumenti funerari.

LA PRODIGIOSA TERIACA E LA DIAVOLESSA

Sempre più coinvolta da queste storie ad alto tasso adrenalinico raggiungo l’Archiginnasio, la più antica università d’Italia e del mondo occidentale, risalente al 1088, dove insegnarono personaggi illustri come Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Umberto Eco, ma anche Girolamo Cardano, matematico, medico e alchimista. Anna mi racconta che all’interno, per secoli si produsse la magica “teriaca”, la cui formulazione risale al medico Galeno e che contiene più di 60 ingredienti tra cui la carne di vipera, erbe officinali e perfino cannella. Un antidoto usato fin dall’antichità contro il morso dei serpenti e durante tutto il Medioevo considerato la panacea di tutti i malanni che veniva distribuito alle farmacie e drogherie della città. Manca poco all’ora di pranzo, giusto il tempo per andare a scoprire un altro enigma di Bologna. Ed eccomi arrivata davanti alla Chiesa di San

Procolo, più precisamente sotto il portico dei Bastardini, chiamato così perché ospitò un orfanatrofio fino al 1797. Ed è proprio qui che trovo la Diavolessa bolognese, una scultura

talmente inquietante da affascinarmi sin da subito. Mi avvicino per cogliere meglio i particolari: una statua in ferro battuto dalle sembianze chiaramente femminili, ma dalla testa canina.

La mia preziosa guida mi dice che la Diavolessa forse era considerata la protettrice dei viandanti, ma che potrebbe essere anche stata posta come monito a ricordo della strega Caterina, vissuta proprio in questo quartiere nel XV secolo.

I 666 ARCHI DELLA BASILICA DI SAN LUCA E LE TORRI

Poi, ci incamminiamo verso la Basilica di San Luca che svetta nella sua assoluta bellezza sopra il colle della Guardia. Rimango stupita davanti agli archi che compongono un lungo porticato di circa 3 km che devo percorrere per raggiungere la chiesa. Ben 666 archi! Ovviamente è Anna che mi svela anche questa volta il mistero: 666 è considerato un simbolo demoniaco, e alcuni sostengono

che il percorso che porta al santuario rappresenti il serpente, quindi il demonio, schiacciato e sconfitto dalla Madonna. Ed è ancora il diavolo che ci mette lo zampino nelle due torri che delineano il profilo di Bologna. La Torre degli Asinelli e quella della Garisenda sono infatti avvolte da storie che introducono al fantastico mondo dei Templari. Ma anche, e soprattutto, dalla leggenda che afferma che entrambe le torri siano state costruite in una notte dal diavolo. Una nomea dovuta anche alla particolare pendenza della Garisenda, a causa di un cedimento del terreno avvenuto

durante la sua costruzione. Devo ammettere che questo tour di Bologna tra magia e alchimia mi ha proprio entusiasmato.

 

Articolo di Elena Barassi (pubblicato su Confidenze n. 7/2021)

Foto: @Bolognawelcome

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