Per tutti i giorni della tua vita di Elena Premoli

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Il primo romanzo di Elena Premoli, è una storia forte e commovente, un inno alla vita e alla tenacia di una madre. Ne parliamo con l'autrice

Nel suo primo romanzo, Per tutti i giorni della tua vita (Piemme, 17,90 euro) Elena Premoli sceglie una storia che colpisce al cuore e che ha al centro due giovanissimi genitori, alle prese con una situazione delicata e commovente. Ne parliamo con l’autrice che ha partecipato al nostro laboratorio “Scrivi con noi” e ha iniziato, grazie anche all’incontro con Annalucia Lomunno, a collaborare con Confidenze con diverse storie vere. «C’è stata subito una sintonia con Annalucia, anche perché anche lei aveva pubblicato il primo libro con Piemme, il mio editore. Mi ha colpito moltissimo la sua scomparsa, mi spiace anche che non possa essere qui, ora» ricorda Elena.

Il libro prende spunto da un caso di cronaca che, qualche anno fa, coinvolse emotivamente moltissime persone. Come mai questa scelta?

«Faccio un passo indietro: da tempo io scrivevo e provavo a proporre storie ad agenti ed editori, ma non avevo mai avuto riscontri positivi, nonostante il mio impegno. Un giorno un editor  notò che il mio “punto debole” erano le trame e mi diede un suggerimento: “Perché non cerchi un fatto reale e provi a trasformarlo in romanzo?”. Questo è stato il primo seme. Poi è la vita che ti popone situazioni:  quando è nata mia figlia, passavo molto tempo in casa con lei e intanto mi sono appassionata al caso di un bambino inglese, Alfie Evans, di cui allora si parlava molto in tivù. Forse perché avevo una bimba piccola e non capivo perché dovesse essere la legge a decidere della vita di un bambino, la situazione mi colpì molto. Qualche mese dopo, quando mia figlia ha iniziato l’asilo, ho iniziato a documentarmi meglio su quel caso, scaricando articoli e tutta la documentazione disponibile. Così, dentro di me si è formata una storia, ispirata alla realtà, ma con personaggi in parte inventati, in parte liberamente ricostruiti».

Ci sono due personaggi femminili forti: la mamma e la dottoressa che segue il caso.

«Sì, ho scelto di avere due voci femminili. La mamma la sentivo molto vicina ma ho cercato di presentare altro punto di vista: da un lato, cosa spingeva i genitori, dall’altro, la ragione della scienza. Volevo delineare una mamma giovane e inesperta che trova forza nell’amore per il figlio e per la famiglia. Il suo compagno lotta e si espone, lei sta vicino al bambino. La dottoressa ha un punto di vista da scienziata, ma è comunque un personaggio emotivamente ricco. Ho cercato di presentare attraverso di loro due punti di vista: non per arrivare a una conclusione, ma semplicemente per mostrare che la realtà è sempre molto sfaccettata».

Il romanzo segue, nella successione dei capitoli, l’andamento della vicenda: questo ti ha facilitato nella scrittura?

«Sicuramente avere un percorso tracciato mi ha aiutato nella scrittura e credo che avere capitoli brevi e titolati favorisca anche i lettori. Ogni capitolo, poi, si chiude con un cambio di prospettiva o un colpo di scena e questo rende più rapido e scorrevole lo svilupparsi della trama. Nonostante abbia seguito un caso di cronaca, però, questo è un romanzo: ci sono personaggi inventati, come quello della dottoressa, ma anche quelli ispirati alla realtà, come i genitori, sono liberamente rielaborati».

Per te questo è il primo romanzo. Hai suggerimenti per chi voglia cimentarsi con la scrittura?

«Io ricorderei che scrivere non è facile, richiede tempo e tempo di qualità. Non basta avere una buona idea in testa, serve molto di più. Bisogna anche imporsi di ritagliarsi spazi di qualità, concentrandosi al massimo. Non aspettare l’ispirazione, perché al di là dell’intuizione, un romanzo è fatto anche da lunghe ore di ricerca, documentazione e riscrittura. È  un progetto molto lungo, che richiede tempo e tanta attenzione. E poi, non bisogna farsi scoraggiare, non demordere anche se la strada verso la pubblicazione è lunga».

Ci sono libri che ti hanno ispirato, per questo romanzo?

«In generale, leggere tanto è importante per poter scrivere. Poi, in particolare, per questo romanzo, ci sono alcune autrici italiane che mi hanno ispirato: Sara Rattaro, Simona Sparaco e Margaret Mazzantini, soprattutto».

Cosa ti aspetti da questo libro?

«Spero che serva a creare sensibilità su temi difficili che per ora non si affrontano in modo coraggioso, sia per gli adulti, sia per i bambini. Il tema del fine vita è delicatissimo e, per questo, non lo si vuole affrontare ma credo dovremo andare incontro a una normativa che aiuti a gestire certe situazioni».

Stai già scrivendo altro?

«Sì, un romanzo su una giovane artista rimasta nell’ombra. Ma non anticipo altro».

Un sogno?

«Continuare a scrivere».

Confidenze