Alla mattina vorrei dormire tanto

Mondo
Ascolta la storia

Che vada a letto presto o tardi non cambia: alla mattina vorrei comunque dormire fino al rifiuto. Ma, di riffa o di raffa, non ce la faccio quasi mai

Fino a qualche anno fa mi bastava vedere un letto, un divano o qualunque cosa di soffice per cadere in catalessi. E non mi smuovevano neanche le cannonate. Oggi, invece, tutto è cambiato. Nel senso che sono ancora una specie di ghiro, ma ci sono volte in cui fatico ad addormentarmi e altre in cui mi ritrovo a notte inoltrata sveglia come un grillo. Il che mi butta tra quei 10 milioni di italiani che, secondo le statistiche, soffrono d’insonnia.

Proprio per questo motivo, appena ho aperto Confidenze in edicola adesso mi sono letta Se vuoi dormire, provale tutte, che spiega sia i motivi che ci tengono desti sia le strategie per piombare in un riposo lungo, tranquillo e ininterrotto.

Per fortuna, al momento i miei “nemici” non sono ancora i dolori muscolari. Mentre mi capita di essere tormentata dai pensieri. E quando succede, non c’è respirazione mirata che tenga: inizio a concentrarmi su un problemuccio da niente e il maledetto, con il passare dei minuti e poi delle ore, si trasforma in una catastrofe apocalittica. Per esempio, mi viene in mente che devo fare la spesa per gli amici che ho invitato a cena. Immagino di non trovare quello che mi serve vicino a casa e di dover attraversare Milano in moto. Però piovigginerà. Anzi, no, pioverà. Ma che dico? Diluvierà. Oppure, mi ruberanno la moto.

Insomma, verso le cinque del mattino, in un crescendo rossiniano nella mia testa è diventato ormai chiaro che, come minimo, mi ruberanno la moto sotto il diluvio. Alle sei i pensieri volgono al ben più tragico (in quei frangenti la mia fantasia horror galoppa come un purosangue). E alle sette, quando finalmente è ora di alzarmi, il suono della sveglia mi strappa da un sonno profondo come un crepaccio, ma iniziato solo da una manciata di minuti.

Morale, esco dal letto ridotta come uno straccio, però non rinuncio alla ginnastica. Non per particolare fanatismo, ma per tenere lontani almeno i famosi dolori muscolari che potrebbero contribuire a compromettere ulteriormente la pace delle mie notti future.

Capirete che quando capitano questi periodi non me la passo tanto bene. In compenso, ce ne sono altri in cui mi infilo sotto il piumotto e crollo tipo narcolettica in un sonno da bambini. Ma per essere davvero riposata, per me non è importante andare a dormire con le galline alla sera (come suggerisce chiunque), ma alzarmi con ritmi da post-anestesia alla mattina.

Facile a dirsi, meno a farsi. Durante la settimana, infatti, il programma gym e la scrivania che mi aspetta in redazione non sono compatibili con ronfate fino al rifiuto. Mentre nel weekend stare a letto per me è sinonimo di buttare via il tempo (libero). Soprattutto se ho in programma qualcosa che mi piace molto.

In inverno, capeggia la lista lo sci. Ma visto che presentarmi alla prima funivia è un punto di orgoglio, sta per iniziare un periodo da caserma con sveglie all’alba. E se quando siamo in montagna tutti sperano di aprire la finestra e vedere il sole splendere in un cielo blu cobalto, spesso io mi auguro neve a mille e nebbia che non permette neanche di vedere le scarpe (anzi, gli scarponi).

Tutto questo perché il mio povero fisicuzzo ogni tanto ha comunque bisogno di tirare mezzogiorno sotto le coltri. E solo un tempo da lupi consente alla mia coscienza di rimanerci. Tant’è che quando gli impianti non aprono per intemperie, nel tardo pomeriggio compare in paese un faccino rilassato, sorridente e soddisfatto, ma anche con gli occhioni gonfi.  E’ il mio, appena tirato giù (a calci) dal letto.

Confidenze