Diciamo basta alla violenza di genere

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Le donne continuano a essere vittime di stupri e femminicidi. Perché la società di oggi non è in grado di rispettare l’universo femminile? Qualche riflessione su un tema che riguarda tutte

Nell’introduzione alla Dichiarazione sull’eliminazione delle violenze di genere, emanata dalle Nazioni Unite nel 1993, il primo articolo descrive la violenza contro le donne come “qualsiasi atto che, per motivi di genere, provochi o possa verosimilmente provocare un danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata”.

Purtroppo, in molti Paesi questo tipo di violenza è giustificato, se non addirittura legittimato. Inoltre, su questo tema i dati sono paurosi: nel mondo, sei donne su dieci subiscono un’aggressione sessuale nel corso della vita e la violenza domestica interessa oltre 600 milioni di madri, figli, nonne e zie. In più, oltre 60 milioni di bambine vengono costrette a sposarsi e moltissime subiscono mutilazioni genitali. Le donne, insomma, vivono ogni giorno abusi, violenze, stupri. Eppure ogni essere umano trova le proprie radici nel corpo femminile della propria madre.

Nella tradizione cristiana, per venire al mondo, anche Dio ha bisogno del corpo femminile: Maria, infatti, è la madre di Gesù, che è Dio incarnato. Viene dunque il sospetto che gli uomini provino invidia per il potere delle donne, che sono la “fabbrica” della vita. Il patriarcato maschilista vuole, da sempre, tenere sotto controllo questo ineguagliabile dono, cercando di sottometterne e mistificarne la determinante importanza per il mondo intero.

A questo scopo, arriva a utilizzare anche l’omicidio, perché la morte è il solo, squallido e pericolosissimo potere in grado di annientare la vita. La violenza contro le donne e ogni violazione causata dal maschilismo patriarcale possono essere considerate azioni suicide, perché negano la vita e la sua continuità. Gli abusi e gli stupri sono messaggi di morte, di feroce impotenza camuffata da supremazia da parte di chi si sente, rabbiosamente e pericolosamente, minacciato e dipendente proprio dalla forza e dal potere emotivo e corporeo dell’universo femminile. Che, proprio per queste ragioni, intende controllare, umiliare, sfruttare, schiacciare.

La violenza e l’aggressività che permeano i gesti maschili svelano un’avvilente situazione: nel mondo non c’è pace, la natura è in pericolo, le guerre continueranno. In questo contesto sconfortante, non ci sarà futuro per le nuove generazioni se non si provvederà a fermare questa violenza con la fede, la scienza, la cultura, la formazione. Con l’economia dell’anima e non con quella, guerrafondaia, del potere, delle armi e del danaro. Questo è il solo modo per cambiare, alle radici, le condizioni degli esseri umani nel mondo. E per garantire la continuità della vita, nella pace e nel rispetto dei diritti di ciascuno e di tutti.

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Articolo pubblicato su Confidenze n. 37

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