Scarpe d’autunno: toglietemi tutto ma non i miei stivaletti

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Mocassini, stringate e scarpe con i tacchi non fanno per me. Ma se indosso solo stivaletti c'è una ragione ben precisa. Che vi spiego subito

Le proposte del servizio di moda Scarpe d’autunno su Confidenze in edicola adesso mi fanno sentire assolutamente inadeguata.

Il motivo? Spaziano da seducenti modelli con tacchi da paura alle sneakers, i mocassini, le stringate. Insomma, elencano tutto ciò che fa tendenza, quando io so già che fra un paio di settimane infilerò i miei piedi in un paio di stivaletti. Da non togliere più fino alla primavera prossima.

Già poco attenta ai dettami fashion in generale, proprio non li considero quando si parla di scarpe. La comodità, infatti, è il primo requisito che richiedo all’abbigliamento. Più che mai, agli accessori che devono portarmi a spasso. Il che significa depennare un’infinita serie di calzature bellissime, ma non adatte a me.

Partiamo da quelle con i tacchi. Che mi starebbero davvero bene visto che, non vantando una figura particolarmente slanciata né longilinea, tentare di farla svettare con qualche strategico centimetro di suola sarebbe un’ottima idea.

Peccato, però, che le rare volte in cui le ho indossate è stato un disastro. A parte che mi fanno sembrare un’ubriaca decisa a non crollare a terra nonostante l’alcol ingurgitato (non sono molto brava a camminare su altezze vertiginose), dopo poco mi provocano dolori lancinanti ai piedi. Non abituati alla posizione inarcata tipo estremità di Barbie. E neppure alla tomaia che li stringe come una morsa.

Passiamo, allora, ai mocassini e alle stringate in pelle. Soluzioni perfette da un lato, poiché, piatte piatte, mi tengono ben ancorata al terreno. Eppure, anche loro da scartare dato che il mio mezzo di locomozione è la moto. E, in sella, ogni due per tre devo ingranare una marcia diversa, sollevando il cambio con il piede sinistro.

Settimana dopo settimana, tali movimenti rovinano la zona della scarpa adibita a questo compito. Infatti, il continuo sfregamento con la leva crea nel punto di contatto della scarpa una discromia ovale simile agli occhietti dei sandali che portavamo da bambina. Ma dai contorni irregolari e, soprattutto, solo nella calzatura dalla parte del cambio.

All’apparizione dello stesso alone sono ovviamente destinati anche i modelli scamosciati e tutti quelli in materiali delicati: sleepers in velluto, ballerine con applicazioni, modelli in tela. Ai quali devo quindi rinunciare.

Morale, le uniche possibilità per vestire i miei piedi restano gli stivaletti. Tant’è che, nella versione più robusta che ci sia, sono ormai diventati un segno distintivo dell’Albie look.

Quelli che indosso da una vita sono classici, con le fasce laterali elastiche e realizzati, appunto, in una pellaccia resistentissima capace di reggere qualsiasi tipo di attrito. Non a caso, riesco a indossare lo stesso modello fino a quattro/cinque anni. Cioè, fino al momento in cui di colpo la suola esplode improvvisamente. E quando dico così, giuro che non scherzo.

La prima volta è successo mentre ero in viaggio in una capitale europea. Dove, da brava turista, ho camminato come se non ci fosse un domani. Per fortuna, i ritmi da maratoneta sono stati interrotti (per l’esplosione) solo all’ultimo giorno, mentre ero già sulla via dell’aeroporto. Quindi, sono tornata a Milano zoppicando, con un piede che toccava l’asfalto (della suola non era rimasta traccia). E, appena atterrata, per prima cosa sono andata a comprarne un nuovo paio.

Da quel giorno è passato un bel po’ di tempo, ma gli stivaletti che sfoggio sono ancora gli stessi. Però, consapevole del fatto che possono abbandonarmi di punto in bianco, mi sono organizzata: nella scarpiera ho già pronto un modello con cui sostituirli. Ma che non mi azzarderò a indossare fino al momento dell’esplosione dei loro predecessori. Ai quali, è ovvio, sono ormai super affezionata.

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