Disturbi alimentari: ecco gli effetti della pandemia

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Nella Giornata nazionale dei disturbi alimentari gli esperti ci dicono quanto la pandemia ha inciso e come combattere anoressia e bulimia

Con 230.458 nuovi casi di pazienti affetti da disturbi alimentari registrati da gennaio a giugno 2020 e un incremento del 30% dei casi di anoressia e bulimia nel primo semestre 2020 la pandemia ha fatto sentire i suoi effetti anche su questo fronte e nella Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, del 15 marzo, riconosciuta dalla Presidenza del Consiglio come Giornata nazionale per combattere i disturbi alimentari, gli appelli si moltiplicano.

Si tratta di un’emergenza che tocca circa 3 milioni di persone in Italia, e che si declina al femminile perché a soffrire di anoressia, bulimia e alimentazione compulsiva sono per il 95,9% donne, spesso adolescenti, con una media di 25.000 nuovi casi accertati ogni anno. Ma sono in aumento anche i casi che coinvolgono giovani uomini, o che vedono un uso distorto dell’attività fisica (la cosiddetta vigoressia) come strumento di mortificazione del corpo.

L’anoressia è purtroppo la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali, nella fascia di età dai 12 ai 18 anni.

La pandemia dunque ha amplificato questi disagi: il distanziamento sociale, il maggior tempo trascorso in casa, il distacco dagli amici e la chiusura delle scuole hanno contribuito a peggiorare la situazione. Per giunta molti ospedali si sono dovuti concentrare nella cura dei malati Covid e sono stati costretti a sospendere le cure ambulatoriali delle persone affette da Dca.

Per questo spiega la dottoressa Michela Marichella direttore della nutrizione Clinica dell’ASST Gaetano Pini CTO di Milano “È molto importante mantenere sempre alta l’attenzione sui disturbi dell’alimentazione che secondo il Global Burden of Disease Study-GBD sono la dodicesima causa di disabilità per le donne di età compresa tra i 15 e 19 anni in paesi ad alto reddito. Ed è ancora più importante parlarne in questo periodo di pandemia perché, come ha rilevato il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, le misure di contenimento del Covid-19 aumentano il rischio di ricadute e peggioramento dei disturbi dell’alimentazione nonché l’insorgenza di nuovi casi. Ecco perché come ospedale abbiamo deciso di aderire all’iniziativa della Giornata del Fiocchetto Lilla”.

Diagnosticare un DCA non è semplice, aggiunge la dottoressa Marichella. “Soprattutto quando i pazienti omettono di riferire comportamenti e pensieri tipici dei disturbi alimentari. L’esordio si manifesta in età sempre più giovanile: la prevalenza è maggiore nelle donne, ma non va sottovalutato il disturbo anche nella popolazione maschile. Il consiglio è che i familiari e i medici di medicina generale siano sempre più attenti ai comportamenti ossessivi verso l’alimentazione e alla visione alterata dell’immagine corporea, al fine di identificare i pazienti a rischio e inviarli agli specialisti”.

È importante inoltre affrontare il disturbo con un equipe multidisciplinare che si avvale oltre che degli esperti di nutrizione (dietologo, dietista e nutrizionista), anche di psicologi e psichiatri. Nei casi più gravi è fondamentale rivolgersi a strutture dedicate, dove il paziente può essere seguito non solo ambulatorialmente, ma anche in regime di ricovero.

In Italia le strutture deputate alla cura tra centri pubblici e privati non mancano: se ne contano 146, la maggior parte concentrate al Nord e centro Italia, ma spesso sono isole, manca una rete nazionale di servizi collegati tra loro.

Regione Lombardia è stata la prima a emanare una legge regionale per i disordini alimentari, approvata lo scorso febbraio, che ha come obiettivo quello di mettere in rete i servizi già esistenti (per esempio quelli di eccellenza erogati dall’Ospedale Niguarda di Milano e dal San Raffaele, ma anche i centri privati come quello di Miralago a Varese o il nuovo centro di Gussago in provincia di Brescia).

Su Confidenze trovate la testimonianza di una donna che durante l’adolescenza ha sofferto di gravi disturbi alimentari (Fame d’amore, storia vera di Serena raccolta da Barbara Benassi) il suo è un racconto forte e toccante dove emergono proprio quei comportamenti omissivi di cui parlano gli esperti e che sono i più difficili da intercettare: il tentativo di nascondere i sintomi della malattia, il reiterarsi di abitudini e gesti che alla fine si traducono in forme di autolesionismo.

È importante infine ricordare alle persone che soffrono di questi disturbi che non si è soli: da tempo è stato istituito il Numero Verde S.O.S. Disturbi Alimentari – 800 180969, un servizio anonimo e gratuito, su scala nazionale, attivo 24 ore ogni giorno da lunedì a venerdì, e gestito direttamente dall’Usl n.2 di Perugia, e in particolare dagli operatori del Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare Palazzo Francisci di Todi e Centro per i Disturbi da Alimentazione Incontrollata (DAI) di Città della Pieve.

Il Ministero della Salute inoltre ha realizzato un apposito sito www.disturbialimentarionline.it contenente una mappatura nazionale di tutte le strutture specializzate nella cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare. L’obiettivo è quello di fornire informazioni e supporto alle persone coinvolte, oltre che a instaurare un percorso di consapevolezza della malattia finalizzato a un percorso terapeutico.

 

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