Partire per il militare che senso ha?

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Una proposta di legge vorrebbe ripristinare il servizio militare obbligatorio. Anche per le ragazze. Ma non tutti vogliono fare i soldati

Fino a 20 anni fa, tra gli eventi importanti nella vita dei ragazzi c’era la partenza per il militare. Un appuntamento dal quale era difficile sfuggire, a meno di non essere raccomandati. Dotati di fantasia abbastanza fervida da inventare una scusa plausibile per l’esonero. O avere una gran botta di fortuna.

E’ stato il caso di mio fratello. Il quale era affetto da un morbo pseudo sconosciuto di cui non ricordo neanche il nome dato che non dava il minimo disturbo. Ma, nei momenti di stanchezza fisica, provocava sintomi che potevano essere scambiati con quelli di un’epatite conclamata.

Morale, prima della chiamata per i famosi “due giorni” lui si è dato agli stravizi. E quando si è presentato in caserma ridotto come uno straccio, l’esercito non l’ha voluto.

Non a tutti è andata così bene. Tant’è che molti la leva se la sono dovuta fare. Volenti o nolenti. E siccome hanno sempre prevalso i nolenti, la notizia dell’abrogazione della naja nel 2005 è stata accolta con immenso gaudio da una folla di “scampati”.

Nell’elenco c’erano le reclute. Le loro mamme. E le fidanzate. Parecchie delle quali, in realtà, dopo due lacrimucce sotto il treno nel momento dei saluti, rimediavano in fretta all’assenza dell’amato con un sostituto (spesso temporaneo, a volte definitivo).

Come dicevo, sono passati quattro lustri dalla sospensione della chiamata. Ma oggi c’è una proposta di legge che vorrebbe ripristinarla, come racconta l’articolo su Confidenze in edicola adesso, Servizio militare obbligatorio: sì o no?.

L’idea di imporre ai giovani dai 18 ai 26 anni (donne comprese) sei mesi di leva è giunta proprio nel momento in cui sul Pianeta sono in corso 59 guerre. Quindi, è stata accolta con una certa preoccupazione.

Accantonando l’angoscia di un conflitto bellico mondiale, mi chiedo come mi sentirei se i miei figli ricevessero la cartolina. Dato che hanno 35 e 34 anni il rischio è scongiurato. Ma da classica mamma italiana di maschi non vedrei il motivo di far partire quei due tesorucci per un’avventura affascinante solo sul grande schermo.

Nei film, il militare è spesso ritratto come un eroe bellissimo e muscolosissimo. Provvisto di una sottile dialettica in grado di zittire il sergente cattivo. E sicuro di uscire dall’esperienza forgiato nel corpo e nello spirito.

I racconti di coloro che il militare l’hanno fatto davvero, invece, descrivono realtà ben diverse. E la maggior parte è convinto di aver sottratto un anno ai propri studi, lavori e progetti, visto che in quel periodo viveva con solo due pensieri fissi in testa: le libere uscite e il congedo.

Allora, ecco la prima domandona: ha senso obbligare i ragazzi (e le ragazze) ad addestrarsi alla guerra se tra le loro aspirazioni non c’è quella di diventare soldati professionisti?

E la seconda: a cosa serve esercitarli e allenarli se poi, una volta tornati cittadini in borghese, non verranno mai più aggiornati?

Ovviamente, l’augurio di tutti è che dal mondo sparisca ogni genere di conflitto. Ma visto che si tratta di una pia illusione, non è meglio che a servire l’esercito vada solo chi vuole davvero farlo? Non lo so, chiedo per un amico.

Confidenze