Se la scuola diventa la fossa dei leoni

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Cosa sta succedendo alla scuola di oggi, tra prof aggrediti e ragazzi sempre più violenti?

Leggo dalla cronaca:

Gazzetta di Parma, 18 febbraio: “professoressa aggredita insultata dai suoi studenti di seconda media, fuori dalla scuola l’hanno presa a sassate. Gli aveva ripresi in classe per aver fatto confusione durante il cambio dell’ora e aver usato impropriamente la lavagna interattiva”.

“Varese, prof accoltellata alla schiena: studente italiano di 17 anni fermato dalla polizia. La scuola: «Ha disturbi psichici» (Corriere della sera 8 febbraio 2024)

“Pieve Emanuele, studente di 16 anni aggredito da un rivale a scuola: lite, accoltellamento e fuga” (Corriere Milano 8 febbraio 2024).

 

Che cosa sta succedendo alla scuola di oggi? Perché c’è così tanta esplosione di odio e di violenza tra i ragazzi?

Perché gli insegnanti hanno perso autorevolezza e prestigio al punto tale da essere insultati e dover temere persino per la propria incolumità fisica?

Ne parliamo su Confidenze nella storia vera raccolta da Marco Angilletti “Non è colpa dei giovani!”  dove una prof al suo ultimo anno di insegnamento prima di andare in pensione, tira le fila di una vita dedicata a una missione più che un lavoro, con la consapevolezza che qualcosa si è rotto, e questo qualcosa non è tanto il rapporto con i ragazzi, quanto l’alleanza scuola-famiglia.

Non voglio essere tacciata di retorica ma è un dato di fatto che la mia generazione se tornava a casa con un brutto voto sul registro nessuno aveva dubbi su di chi fosse la colpa: dei ragazzi e non certo dell’insegnante incapace di valutarlo. Oggi sembra quasi che si siano invertiti i rapporti di forza e mi chiedo perché.

Nei giorni scorsi le cronache ci hanno riportato atti di vandalismo in diverse scuole italiane occupate, danni agli edifici, anche gravi, e ha destato scalpore il Ministro dell’Istruzione Valditara per aver chiesto alle famiglie dei ragazzi di pagare i danni di tasca propria. Ma se non si insegna ai ragazzi il valore di un bene pubblico quale la scuola, che cittadini diventeranno? Allora si sentiranno in diritto di danneggiare ogni cosa.

Ascolto i racconti di amiche insegnanti e mi vengono i brividi perché a ogni più sospinto viene messo in dubbio la loro professionalità: un ragazzo non consegna la verifica alla fine dell’ora?

Prof sarà lei che l’ha persa…” la risposta all’insegnante che il giorno dopo gli chiede conto.

Purtroppo è anche vero che l’insegnamento negli ultimi 20 anni è stato scelto da alcuni come porto di approdo sicuro a una professione che per quanto mal pagata, assicura uno stipendio a vita nell’impiego pubblico e questo ha portato in tanti a inventarsi insegnanti, senza magari avere la minima propensione a stare dietro a una cattedra, a forgiare menti e cambiare destini, né la minima empatia verso i ragazzi. Tutto ciò a discapito di bravissimi insegnanti che cercano di aggiornarsi e prepararsi le lezioni ogni giorno per dare il meglio ai loro ragazzi. Forse una maggior selezione a monte del personale docente aiuterebbe a costruire una scuola di qualità.

L’autorevolezza si conquista anche dimostrando competenza nella propria materia oltre che capacità nel tenere la classe.

Viviamo in un’epoca di grande incertezze, i ragazzi hanno bisogno di essere accompagnati e aiutati di fronte alle difficoltà e non di qualcuno che cerca di eliminargliele alla radice.

Quel che traspare anche dalla testimonianza pubblicata su Confidenze è che i peggior nemici della scuola oggi purtroppo sono proprio i genitori, sempre pronti a intervenire se i compiti a casa sono troppi o troppo pochi, e sempre pronti a difendere i loro figli qualunque cosa facciano per non ammettere di aver sbagliato qualcosa loro nell’educarli.

Mi è rimasto impresso un episodio raccontatomi da mio marito, quando era alle scuole medie alle fine dell’anno era tra i 5 e il 6 in matematica e si aspettava di farla franca, a sua insaputa suo padre andò dal professore e chiese di rimandare il figlio a settembre perché così durante l’estate avrebbe studiato quello che non aveva fatto durante l’anno.

Quanti lo farebbero oggi? Credo nessuno. Educare costa fatica, studiare anche, ma una generazione che cresce senza essere stata abituata ad accettare una sconfitta o un brutto voto come si porrà davanti alle difficoltà della vita?

 

Confidenze