Smartphone al volante, pericolo costante

Mondo
Ascolta la storia

In automobile, dovrebbe usare lo smartphone solo il passeggero. Ve lo dice una che si muove in moto. E che a ogni sorpasso se la vede brutta

Da anni ho deciso di dare l’addio all’automobile e di muovermi soltanto in moto. Quindi, quando salgo in macchina mi accomodo sempre nel posto del passeggero e sono libera di fare tutto ciò che voglio. Compreso trastullarmi con il mio smartphone come se fossi bellamente seduta nel salotto di casa.

Detto questo, mi sono ovviamente letta l’articolo Cellulare in auto: le regole (su Confidenze in edicola adesso), che mi ha confermato quello che sapevo già: di tali norme se ne fa un baffo la maggior parte della gente.

Infatti, nonostante il nuovo codice della strada ribadisca che alla guida è vietato usare qualsiasi dispositivo elettronico che comporti l’allontanamento delle mani dal volante, una caterva di persone se ne sbatte alla grande e continua a smanettare con la tastiera, parlare senza auricolari, inviare comunicazioni scritte o, peggio ancora, fare ricerche su Internet e dilettarsi sui social.

Per individuare i manigoldi non occorre essere un vigile super vigile né il più attento ufficiale della Polizia Stradale. Basta, appunto, andare in moto.

Il primo segnale che indica un automobilista telefonino-munito è l’andatura serpeggiante anche sui rettilinei. Il secondo, la lentezza snervante sulle strade deserte.

A stanare i volpacchiotti, però, c’è un altro dettaglio lampante: il ritmo a singhiozzo che tengono nel traffico. Come canguri ubriachi, infatti, per un po’ se ne stanno appiccicati alla macchina davanti, tallonandola tipo inseguimento. Poi, come se di colpo fossero in panne, la lasciano allontanare per una distanza assurda. Che accorciano con una sgasata nervosa nell’esatto momento in cui mettono giù il cellulare.

Cosa dire? In sella provo un odio esagerato per questo genere di personaggio. Soprattutto quando sono su una via a doppio senso e vorrei fare un regolare sorpasso. Perché so che quel gesto innocuo potrebbe trasformarsi in una corsa verso l’ignoto.

Infatti, se all’automobilista viene in mente di mandare un Whatsapp proprio mentre io imposto la manovra, il suo mezzo comincia a pendere tutto a sinistra e mi fa un pelo bestiale.

Il terrore allo stato puro, però, si palesa quando anche il guidatore che procede nella direzione opposta è impegnato con il telefonino e (aiuto!!!) pende pure lui verso il centro della carreggiata. Beh, sappiate che ogni volta che succede, io mi immagino spiaccicata fra le due macchine che sembrano attrarsi come  calamite.

La vita dei centauri è un inferno, è vero. Ma le cose, purtroppo, non vanno molto meglio per i pedoni. I quali, tenerelli, credono che le strisce a loro dedicate garantiscano attraversamenti sicuri. Niente di più falso. Perché troppo concentrato sul cellulare, il maniaco dello smartphone a oltranza quei rigoni non li nota neppure. E ci passa sopra a velocità supersoniche, stile Indianapolis.

Insomma, altro che donne al volante. Nel traffico il pericolo costante è chi usa l’automobile come una cabina telefonica, dimenticando che oggi viviamo nel comodissimo mondo del blutooth. Il dispositivo che permette di rimanere connessi sempre e comunque senza il rischio di far fuori qualche poveretto, tirandolo sotto mentre si prenota un ristorante o si chiede un’amicizia.

 

Confidenze