La carne che mangiamo contiene ormoni e antibiotici?

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Se lo chiedono in tanti perché, quando si parla di alimentazione, l’affermazione che la carne contenga ormoni e antibiotici è una delle più diffuse. Realtà o dicerie? Vediamoci chiaro.

È senz’altro una delle domande che mi fanno più spesso i miei pazienti, così come i lettori sui social o il pubblico che incontro alle conferenze e in TV: “Possiamo fidarci della carne che consumiamo, dottore? Dicono tutti che ormai è piena di ormoni, antibiotici e altre sostanze pericolose per la salute…”.

 

Sembra davvero opportuno cercare allora di fare un po’ di chiarezza, con informazioni precise, meglio ancora se accompagnate da qualche dato numerico. Altrimenti è un attimo cadere nella trappola dei “sentito dire” e delle cosiddette fake news, che nell’era di internet sembrano ormai spadroneggiare, scalzando persino quel minimo di buon senso che non dovrebbe mancare mai di accompagnare ogni nostra scelta, non solo alimentare.

 

Chi è convinto che la carne contenga ormoni della crescita e altre sostanze anabolizzanti, che verrebbero somministrate agli animali ai danni dei consumatori per svilupparne artificialmente le masse muscolari, ignora che l’impiego di ormoni negli allevamenti è vietato in Italia addirittura dal 1981.

 

Lo stesso dicasi per tutta la carne europea o che nel nostro continente arriva dall’estero: la produzione e vendita di carne contenente ormoni è proibita in tutto il territorio dell’UE. Esistono senza dubbio Paesi extraeuropei, come gli Stati Uniti, dove agli animali da allevamento vengono somministrati ormoni. Ma le loro carni non possono essere importate in Europa, né commercializzate nei suoi stati membri.

 

Per quel che invece riguarda la presenza nella carne che consumiamo di sostanze quali gli antibiotici, questi farmaci sono invece sì leciti e utilizzabili negli allevamenti, ma ciò può essere fatto solo a scopo terapeutico, in dosaggi e tempi di somministrazione definiti e a seguito di prescrizione del veterinario. Per giunta, gli allevatori devono osservare per legge precisi tempi di sospensione del trattamento farmacologico prima della macellazione, in modo che i medicinali vengano smaltiti dagli animali e non se ne ritrovi traccia nelle loro carni.

 

Chiaramente, come per qualsiasi altro bene e tipologia di commercio, non si può mai escludere l’esistenza di truffe e frodi. I controlli che vengono effettuati sulla carne sono però particolarmente serrati e lungo tutti i passaggi della filiera produttiva. Gli organi preposti, primi tra tutti i Servizi veterinari e i NAS, i Nuclei antisofisticazioni e sanità del Comando carabinieri per la tutela della salute, non hanno giustamente esitazioni nel perseguire quelli che si configurano come veri e propri reati penali, sanzionandone pesantemente gli autori, sequestrando gli allevamenti non a norma, chiudendo le attività illegali.

 

Il quadro è confermato dai tassi di osservanza, che sono obiettivamente molto elevati: il Piano nazionale per la ricerca dei residui, predisposto ogni anno dal Ministero della Salute allo scopo di verificare la presenza di medicinali e altre sostanze indesiderate negli animali e nei loro prodotti, certifica che, su decine di migliaia di campioni esaminati, le irregolarità sono tipicamente meno dello 0,2%.

 

Il rischio, in pratica, è inesistente: la bistecca che portiamo in tavola non contiene ormoni, né antibiotici, né altri farmaci di sorta.

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