Aggrappato ai miei sogni

Sogni
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Vi riproponiamo la storia vera più apprezzata del n. 15. Il cuore deve sempre sorridere. Voto “Aggrappato ai miei sogni”, una storia di sogni e di sfide scritta in maniera emozionante. scrive Prisca. una nostra lettrice, sulla pagina Facebook

 

Da ragazzino studiavo ginnastica artistica e quando ho scoperto la danza ho capito che era la mia strada. Ci sono riuscito nonostante qualcuno pensasse che non ce l’avrei mai fatta. Oggi sono un uomo con il cuore che sorride

STORIA VERA DI RICCARDO AZZINI RACCOLTA DA MARCO BERGAMASCHI

 

Perché gli adulti non credono mai nei sogni che facevano da piccoli? È una domanda che ho cominciato a pormi fin da bimbo e alla fine ho capito che la risposta poteva essere solo una: perché se ne dimenticano. Quando ero un ragazzino i miei eroi preferiti erano i Power Rangers, un gruppo di giovani amici che si trasformavano in supereroi: facevano acrobazie, salti, giravolte e volavano sul mondo per salvarlo da minacce e pericoli. E io volevo essere come loro. Seguendo questo sogno, a 10 anni mi sono iscritto a un corso di ginnastica artistica: per raggiungere la palestra delle lezioni, passavo davanti al campo da calcio dove giocavano i miei amici. Ricordo ancora i loro sguardi, le risatine e le battute di scherno per una disciplina che consideravano solo al femminile. Ci soffrivo un po’, ma in fondo non mi importava. Ero consapevole di cosa mi rendesse felice ed ero disposto a tutto per raggiungerlo. E poi avevo il supporto della mia famiglia che mi ha sempre dato forza e coraggio, spronandomi a fare quello che mi faceva sorridere il cuore.

Una volta terminato il corso, è stato naturale entrare a far parte di una squadra professionale di ginnastica artistica. Si è rivelata un’esperienza formativa meravigliosa e anche difficile per via dei rigorosi allenamenti giornalieri e della disciplina che si osservava. Alla fine però tutti i miei sforzi e il mio entusiasmo hanno portato i loro frutti: a 16 anni ho conquistato il secondo posto ai campionati italiani. È stato un bel traguardo, ma al tempo stesso ho cominciato a sentire il desiderio di mettermi nuovamente in gioco, di sperimentare una disciplina diversa che mi permettesse di continuare a volare sul mondo.

Così ho lasciato la ginnastica artistica per cimentarmi nella danza moderna. Il nuovo ambito mi ha fatto capire subito che avevo preso la decisione giusta: ballare in palestra o sul palco di un teatro era come danzare sulle cose del mondo, mi sentivo felice e appagato. Una volta conseguito il diploma di maturità, non ho avuto dubbi e mi sono iscritto a un’accademia di danza per diventare ballerino professionista. Non era una scelta convenzionale e infatti spaventava i miei genitori. Per comprendere meglio questo mondo incontrarono la direttrice della palestra che frequentavo: volevano approfondire le opportunità lavorative dei ballerini professionisti. L’incontro fu catastrofico per me: fino a quel momento la direttrice aveva sempre lodato le mie capacità. In quell’occasione invece fu lapidaria: comunicò ai miei genitori che, seppur dotato fisicamente, non avrei mai potuto ambire a una carriera di danzatore. In poche parole, secondo lei ero bravo per una sala da ballo di provincia e lì dovevo rimanere.

Concluse suggerendomi di considerare una professione alternativa, magari come commesso in un negozio di sport.

Fu come ricevere un pugno in faccia: sentii di essere stato tradito e abbandonato. Ero disorientato e soprattutto mi sembrò che tutto l’impegno, i sacrifici e la passione messi in atto fino ad allora fossero stati vani. Anche se confuso e addolorato, non ho mai perso la speranza, però. Una mattina mi sono alzato e ho capito che dovevo comunque percorrere la strada che mi ero prefissato per essere di nuovo felice.

Mi sono rimboccato le maniche e ho ricominciato a frequentare i corsi di danza serali. La mia famiglia era preoccupata pensando alle parole della direttrice, ma vedevano anche la mia passione e la mia determinazione, così mi hanno lasciato fare. Ho trascorso quasi un anno lavorando durante il giorno e seguendo i corsi di danza alla sera. Ballando, il mio cuore tornava a sorridere, la mia anima riprendeva quota e capivo ancora una volta che nessuno poteva calpestare i miei sogni. Il giudizio degli altri era solo rumore di fondo da non considerare più di tanto.

Supportato sempre dalla mia meravigliosa famiglia, ho raggiunto Milano e mi sono presentato a un’audizione per entrare a far parte di una prestigiosa accademia di danza. Il casting è andato benissimo e ho avviato un percorso formativo che mi ha portato a diplomarmi a pieni voti. Il ragazzino giudicato bravo solo per le sale da ballo di periferia cominciava a lavorare in televisione come danzatore e in teatro con diverse compagnie. A coronamento di tutto questo, mi fu chiesto anche di insegnare e io accettai la sfida.

Non ho mai smesso di aggiornarmi e, tra un corso e l’altro, ho partecipato a una sessione di pole dance, disciplina che è un perfetto connubio tra ginnastica e danza con la pertica. A due, tre metri da terra, ho sentito che avevo trovato un altro mondo che mi completava come artista e che mi faceva sorridere il cuore: così ho preso a girare l’Italia e l’Europa per approfondire la tecnica e per affinarla maggiormente e ho cominciato a studiare danza acrobatica aerea. Per gioco ho partecipato ad alcune gare e le ho vinte quasi tutte. In questo modo ho sdoganato la pole dance come disciplina per tutti visto che, fino a quel momento, era appannaggio quasi esclusivamente femminile.

Da quel momento non mi sono più fermato. Oggi continuo il mio lavoro come performer e acrobata nei teatri e come insegnante di pole dance per un paio di scuole milanesi. Le mie classi sono frequentate da persone normali, non da professionisti: uomini e donne che di giorno hanno un lavoro in ufficio e la sera desiderano sperimentarsi e misurarsi in discipline circensi. Chi arriva alle mie lezioni per la prima volta è spesso intimorito perché pensa siano discipline difficili per le quali è necessario avere un’attitudine particolare. Allora racconto loro la storia di un ragazzino che si è aggrappato ai propri sogni e li ha raggiunti, anche se qualcuno gli aveva detto che non ce l’avrebbe mai fatta. Ricordo loro come la determinazione riesca a smuovere le montagne e che desiderare fortemente qualcosa, e poi riuscire a farla, è la più grande liberazione per una persona. Neanche la pandemia ha potuto fermarmi: da quando le palestre sono chiuse, organizzo sessioni on line di pole dance e flexibility training, una disciplina che aiuta a sciogliere le tensioni e a migliorare la postura. È nata così una grande famiglia virtuale che spazia da nord a sud Italia nella quale, oltre a fare esercizi, si ride, ci si racconta e alcune volte ci si emoziona. Spesso alla sera penso alla mia vita e mi accorgo che se a volte non è stata facile, e per certi versi non lo è ancora, sono sereno perché non ho macigni sul cuore. Come un acrobata sono riuscito a planare sulle cose dall’alto, consapevole che niente è facile e nulla è impossibile. E ancora una volta, il mio cuore sorride.

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