Ha debuttato come arbitro in serie A domenica scorsa nella partita Sassuolo-Salernitana, ma Maria Sole Ferrieri Caputi non era certo alla prima prova con il fischietto in campo: 32 anni, origini toscane, una Laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, vanta alla spalle una lunga trafila di partite arbitrate a livello provinciale e regionale, scalando via via le qualifiche a tornei sempre più importanti, come la direzione di due importanti partite degli Europei femminile nel 2019 e la successiva promozione in C nella Pro Patria Pro-Sesto.
Ma è salita agli onori della cronaca per essere la prima donna ad arbitrare il campionato di calcio di Serie A maschile. Un territorio quello del calcio, ad alto tasso di maschilismo: solo tre anni fa un telecronista sportivo aveva esordito con la seguente battuta: “È uno schifo vedere le donne arbitri”: per non parlare dei commenti volgari e sessisti che hanno sempre accompagnato le donne scese in campo ad arbitrare, nella migliore interpretazione del famoso “arbitro cornuto” al femminile.
Invece domenica Maria Sole se l’è cavata egregiamente, riscuotendo commenti positivi e per nulla sessisti da parte dei tifosi. È un segno dei tempi finalmente maturi perché anche le donne, specie se brave e competenti, possano accedere a professioni e ruoli considerati appannaggio solo dei maschi? Le donne che primeggiano nello sport non sono certo una novità, come dimostrano Federica Pellegrini e molto prima di lei Novella Calligaris e Sara Simeoni, ma c’è stato un tempo non tanto lontano in cui venivano guardate con diffidenza.
Di certo in una settimana in cui le notizie sono state le protesta delle donne iraniane contro il velo obbligatorio e la povera Saman Abbas ammazzata dal padre per non aver accettato il matrimonio combinato con un cugino, leggere di Maria Sole in campo ad arbitrare ci ha ridato un po’ di speranza e restituito il sorriso. E voi cosa ne pensate: La prima donna arbitro in serie A è una conquista importante? Rispondi al nostro sondaggio
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