La mia estate a Mykonos: anno 1984

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Il numero 33 di Confidenze nelle storie vere è dedicato ai viaggi dell'estate. Qui vi racconto il mio primo viaggio da sola, con le amiche, indimenticabile

Se dovessi ricordare quale vacanza dei 20 anni mi è rimasta più nel cuore non avrei dubbi: la mia prima estate in Grecia, anno 1984.

Andai a rimorchio di mia sorella maggiore e della sua amica del cuore, Paola. Partimmo con il traghetto da Ancona, come si faceva allora, quando non c’erano ancora tutti i voli low cost per le varie isolette che ci sono oggi.

Alla Stazione Centrale di Milano mia madre scoppiò a piangere, non si faceva una ragione che le figlie di 20 e 22 anni, andassero in vacanza da sole.

Poi iniziò un viaggio lunghissimo, sul traghetto avevamo il posto poltrona, ma si stava scomodi per dormire, così finimmo per passare la notte sul ponte, dove c’era un grande bivacco di ragazzi e ragazze della nostra età, accomunati dallo stesso desiderio di avventura. La nostra destinazione doveva essere l’isola di Cefalonia, sullo Ionio, raggiunta con un traghettino da Patrasso.

Naturalmente il fatto di essere senza macchina rendeva più difficoltoso ogni spostamento e una volta trovata sistemazione sull’isola – allora si cercava sul posto la mitica “stanza” nelle casette dei pescatori – ci ritrovammo in una zona tutt’altro che all’altezza delle spiagge mozzafiato della Grecia. La stanza era in uno pseudo-pollaio, con il bagno in cortile, in comune con altri avventori, la spiaggia nulla di che.

Il consulto tra mia sorella e la sua amica, fu breve ma efficace. «Qui non si resta, cambiamo isola». E così cominciò la nostra Odissea, è proprio il caso di dirlo, alla volta delle Isole Cicladi, dall’altra parte della Grecia, che l’amica di mia sorella conosceva come perla della Grecia.

Ci imbarcammo con il pullmann di linea sul traghetto che portava a Patrasso e poi in autobus fino ad Atene, passando sull’Istmo di Corinto. Arrivate al Pireo dovevamo scegliere su quale isola andare. Ricordo perfettamente i cartelli di legno con la destinazione delle isole e di fianco il tempo di percorrenza dal porto di Atene: Santorini: 12 ore. «No troppo lontana» disse mia sorella. «Andiamo a Mykonos, guarda sono “solo” sei ore di traghetto».

Così quella sera, dopo aver avvisato i genitori del cambio di programma – allora si faceva la coda davanti ai posti telefonici pubblici, unico mezzo di comunicazione con le famiglie – ci rifugiammo in una pensione nella zona del Pireo per passare la notte. Il grande porto di Atene, già allora, era una delle zone più malfamate della città e tre ragazze sole di vent’anni in giro con tanto di armi e bagagli potevano dare nell’occhio. Fortunatamente incontrammo un gruppo di ragazzi di Modena che ci fecero da guardiaspalle, mangiammo la pizza insieme, e il giorno dopo anche loro si imbarcarono per le Cicladi, anche se diretti su un’altra isola.

Ebbe così inizio la più bella vacanza che io abbia mai passato, ci sono tornata tante volte in Grecia, anche di recente e ho visto posti altrettanto belli, come l’isola di Creta, ma la Mykonos del 1984  mi è rimasta nel cuore. Noi non sapevamo nulla di questa magica isola, non sapevamo che era già d’allora patria del turismo gay, quando sbarcammo dopo sei ore di traghettata e un meltemi che sferzava senza sosta, fui stupita dal fatto che al porto vendessero i maglioni di lana sulle bancarelle. Ne avrei capito presto il perché, l’isola è battuta da un vento fortissimo che dura tre giorni e scompare per poi soffiare di nuovo dopo una settimana.

Ci venne incontro una donna chiedendoci se volevamo una stanza. Eravamo tre ragazze e le femmine venivano scelte di preferenza per le stanze rispetto ai gruppi di maschi, perché solitamente più ordinate.

L’abitazione della signora era in collina, vicino a uno dei tipici mulini a vento dell’isola. Da là si godeva di un panorama mozzafiato sul mare, intorno solo terra brulla e riarsa e uno stradino che la sera era illuminato dalla luna e di cui ricordo ogni pietra, quando nel cuore della notte rientravamo a casa per dormire.

Allora c’erano pochi alberghi sull’isola, e comunque a vent’anni andare in albergo veniva considerato “da vecchi”.

In giro per le stradine bianche immacolate c’erano già tanti locali e un’atmosfera unica, irripetibile, che diventava ancora più suggestiva al calare della sera, quando le lucine dell’isola si accendevano a fare da contorno, come un vero presepe, al mare nero come la pece. Fu un’estate fantastica, come solo possono essere i vent’anni. Ogni giorno una barca di pescatori portava frotte di ragazzi alle spiagge più lontane, come la mitica spiaggia Paradyse, allora una destinazione per pochi eletti, che non tradiva le aspettative riposte nel nome.

Conoscemmo un sacco di ragazzi italiani e con alcuni di loro nacquero anche amicizie sincere che sarebbero continuate a Milano. Amori? Zero, sotto questo profilo avevamo scelto l’isola sbagliata, ma non era quello il motivo che ci aveva spinto fin lì.

Negli anni a venire Mykonos è diventata un po’ la Capri della Grecia, io non ci sono più tornata, volutamente, ho voluto conservare intatto il ricordo di quell’isola così magica e di quell’estate irripetibile che si concluse poi con la nostra visita a Micene e al Partenone di Atene. Fu un viaggio epico, ricordo lo stupore mio e di mia sorella davanti alla tomba di Agamennone a Micene, “allora è esistito veramente…” pensai ingenuamente, memore delle infinite pagine dell’Iliade e dell’Odissea che ne narravano le vicende.

Al ritorno ci mettemmo una settimana per riprenderci dalla stanchezza, nostra madre fu felice di ricevere in dono uno splendido servizio di tazze da caffè acquistato da me e mia sorella alla Plaka di Atene, insieme all’immancabile bottiglia di Ouzo per papà.

Vi ho raccontato questo episodio perché il numero di Confidenze in edicola questa settimana, il 33,  per le storie vere è interamente dedicato al tema dei viaggi.

Sono racconti di mete lontane, alcuni sono viaggi dello spirito e di solidarietà, altri sono fatti per mettere alla prova se stessi o per ricordarsi di qualcuno che non c’è più.

Vi invito a leggerli e a raccontare anche voi quale è la meta che più vi è rimasta nel cuore. Buone vacanze a tutte!

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